Lo storytelling ci regala sempre qualche buona soluzione quando affrontiamo una strategia di comunicazione. O magari sono io fissato.
In questo post però non voglio parlare specificatamente di storytelling come strumento di narrazione, ma come strumento di marketing.
What If vuol dire “cosa accadrebbe se…”. In sostanza la mente prende una storia, la smonta e poi la rimonta cambiando alcuni presupposti della storia stessa. Per capirci: cosa sarebbe accaduto se Frodo non fosse riuscito a distruggere l’anello del potere?
C’è un bellissimo articolo di Annamaria Testa a proposito delle possibilità offerte dal gioco delle conseguenze che ti consiglio di leggere.
Fra l’altro ci imbattiamo spesso nei social nelle conseguenze del What If. Ma di questo parliamo alla fine.
What if: Un’opportunità per le strategie di web marketing.
What If ci spinge a domandarci: cosa succederebbe se invece di questo accadesse quest’altro? O anche: come si comporterebbe il personaggio di una storia se cambiasse prospettiva?
Prevedere i diversi scenari e adattarsi ad essi è alla base di una strategia di web marketing che deve essere capace di adattarsi ai cambiamenti del mercato e alle convinzioni sociali che spesso si muovono improvvisamente.
Qualche giorno fa ho parlato dei social intesi come sistema sociale che da una parte influenza il pensiero dei singoli e dall’altra si nutre e feconda nuove idee con un unico pensiero. Nei social, vendi per il senso di appartenenza, vendi per gli effetti della rilevanza sociale, l’idea di un singolo può espandersi e modificare i convincimenti di altri singoli, modificando di fatto i gruppi sociali a cui le persone appartengono. What If vuol dire ragionare su queste dinamiche e tentare di prevedere i diversi scenari di comunicazione.
What If: Comprendere le persone con cui le aziende si relazionano.
Un passaggio importante per la narrazione d’impresa è comprendere il modo di essere e i comportamenti dei personaggi della tua narrazione, perché essi coincidono con il tuo mercato; e ancora: da una parte ti aiuta a tenere presente il punto di vista di chi vive la narrazione, dall’altra ad immaginare nuovi comportamenti e dunque nuovi modelli narrativi e di comunicazione.
Oggi non puoi più individuare un mercato rispetto ai vecchi canoni del marketing (età, sesso, lavoro, studi, ecc. ecc.), e neanche è più totalmente sufficiente ipotizzare i diversi stili di vita, perché i comportamenti si adattano alla complessità delle informazioni che scorrono in rete e alle condivisioni di idee stesse che, passando da persona a persona, possono cambiare prendendo percorsi inaspettati.
Una forte identità d’impresa per gestire le complesse trasformazioni.
Le dinamiche della vita possono cambiare, o meglio essere interpretate diversamente dai sistemi sociali, ma l’identità d’impresa deve rimanere coerente con il suo essere (brand purpose) e sapersi adattare ai cambiamenti.
What if può anche essere una divertente strategia di comunicazione.
Lo dicevo prima, ci siamo spesso imbattuti nel gioco del “cosa succederebbe se…“. Tempo fa su Twitter venne pubblicata la foto che segue:
Questa immagine ha avuto un grande effetto virale, la domanda di base era: chi è la mamma?
Una semplice foto ha scatenato la voglia di storie da parte delle persone, ognuno ha ipotizzato uno scenario diverso e quindi una storia diversa, per ognuna delle tre donne. Una storia di giovane mamma, una storia di due figlie gemelle. Tanti diversi possibili racconti.
Cosa ci insegna questa foto: che la voglia di raccontare è in tutti noi, ne veniamo attratti come da una calamita. Quante storie possiamo immaginare?
What If è uno stimolo alla creatività, è attenzione ai dettagli e alle diversità del nostro mercato, è uno strumento comunicativo che può avere un grande impatto, anche virale.