In una strategia SEO non possiamo rinunciare ai link (in entrata o in uscita), anche se pensare che è tutta una questione di link non è corretto perché l’elemento contenuto è sempre molto importante.
Vete presente il fascino di attraversare un ponte. Dall’altra parte ci sono mille cose da scoprire, esperienze da fare, amici da incontrare. I link vengono rappresentati come ancore. Proviamo a cambiare approccio: guardiamoli come ponti.

link follow e link nofollow

Quando si parla di web si parla di link. Questo perché la rete è l’evoluzione del testo ipertestuale, ovvero un solo grande sapere formato da tanti singoli contenuti collegati fra loro con i link. Senza link non ci sarebbe il web così come lo intendiamo. Ti pare che Google possa tralasciare questo elemento?
Poi c’è l’evoluzione: ovvero i link devono essere follow o nofollow? Ma questi due elementi non c’entrano nulla con la filosofia del link. Il link è un concetto che si espande nel tempo e nello spazio. Se follow o nofollow attengono alle logiche SEO.

Su questa cosa del follow o nofollow ho un’idea molto personale: penso che tutto questo casino nasca principalmente dalla struttura stessa di Google.
Il motore di ricerca non può fare a meno dei link, perché i link lo aiutano sia a comprendere il valore di un contenuto, sia a conoscere nuove risorse. Va da sé che una risorsa così importante entra pesantemente nelle logiche di posizionamento. Ad un certo punto i SEO si sono accorti di questa cosa e hanno cominciato ad utilizzare i link per influenzare il posizionamento. Di fatto, quando Google genera una SERP, ovvero un risultato delle ricerche dei suoi utenti, restituisce risultati contaminati dalle abili manine dell’esperto SEO di turno.
Allora parte la grande crociata contro i link innaturali. Guarda caso, la crociata è contro i link, non contro altri fattori di posizionamento, anche essi manipolabili, come a dire “un link ha grande potere nel posizionamento e la sua manipolazione è un problema”.
L’uso di follow o nofollow nasce da questo e Google ci ha imposto di utilizzare l’attributo nofollow quando inserisci un link ad una risorsa di cui non vuoi assumerti la responsabilità oppure quando è un link acquistato.
Però intendiamoci, quella di Google è una colpa relativa: certo non può fare a meno dei link, ma contemporaneamente non può avere SERP manipolate dalle tecniche SEO.

Di fatto abbiamo link di serie A (i follow) e i link di serie B (i nofollow). Il nofollow è letteralmente un invito a Google e hai motori di ricerca a non seguire quel link, o anche, aggiungo io, un messaggio a Google a cui dici: “non andare di qua, ma se ci vuoi andare sono fatti tuoi“. Infatti, Google ci dice:

In genere non li seguiamo. Ciò significa che Google non trasferisce l’anchor text o PageRank tra questi link. In pratica, utilizzando nofollow escluderemo i link di destinazione dalla nostra rappresentazione complessiva del Web. Tuttavia, le pagine di destinazione potrebbero comunque essere incluse nel nostro indice se altri siti vi si collegano senza utilizzare nofollow oppure se gli URL vengono inviati a Google tramite una Sitemap. Inoltre, è importante tenere presente che altri motori di ricerca potrebbero gestire nofollow in un modo leggermente differente.”
La pagina la trovate qui (n.b. Il link è follow, dovrei fidarmi di Google :)).

Quando utilizzare follow o nofollow nella SEO

Come detto, i link sono importanti e una strategia SEO non può farne a meno. Va da sé che i link in ingresso danno il massimo quando sono follow. Però attenzione. Una corretta strategia di link building dovrebbe prevedere sia link follow che link nofollow.
Se abbiamo solo link follow, ovvero link che influenzano il posizionamento, Google non si fida e sono guai.
Per il motore di ricerca, i link sui contenuti devono essere naturali, ma questo non vuol dire che non possiamo acquistare un link se esso è un generatore di traffico, l’importante è che sia nofollow.
Una cosa importante va detta: molti SEO sono assolutamente convinti che uno o più link con l’attributo nofollow non sono assolutamente in grado di far aumentare il posizionamento di un sito, in sostanza si concentrano solo sulla ricerca di link follow. Ma quando si tratta di Google, spesso certe convinzioni sono cadute come un castello di carta.
C’è un aspetto importante da considerare: l’attributo nofollow va inserito a mano nel codice, insomma deve essere capace e non credo che tutti i blogger che ci sono in giro pongano attenzione a questa cosa. Loro linkano e basta. Soprattutto pensando che tantissimi utilizzano WordPress che di default, quando crea un link, lo crea senza attributo, per cui è follow. Praticamente, Google dovrebbe penalizzare tutti. Ora sicuramente un link follow è il massimo, ma anche avere dei link nofollow, magari (questo sì) da siti di grande qualità dei contenuti, ritengo che abbia comunque il suo impatto. In sostanza, è la somma e la struttura dei link che impatta in definitiva sul posizionamento. Ricordatevi che Google può scegliere di seguire un link anche con il nofollow, e chi ci dice che con siti di qualità, di cui si fida per l’alto trust, non decida comunque di andare a vedere cosa c’è dall’altra parte.

Scegliamo attentamente ma non smettiamo di usare i link.

In molti, ad un certo punto, è nato un timore verso i link, in sostanza nel dubbio di sbagliare non usano i link. Ma così significa negare il web. I link sono importanti, lasciateli scorrere senza timore, se poi Google vuole il nofollow e ci tiene così tanto, accontentiamolo, ci vuole un momento. La cosa importante è che i link sono vettori di traffico, portano utenti al nostro sito. Persone che ci leggono e che possono decidere di continuare a farlo. Il vero consiglio che voglio dare non è come scegliere se follow o nofollow, ma scegliere su base utente. Il link è un dono dato o ricevuto, provate a pensarlo in questo modo.